(995) Tè

Per chi manca di fantasia il tè è quello pomeridiano accompagnato dai pasticcini. Per chi manca di fantasia il tè è quello verde o al gelsomino o quello nero (quasi imbevibile). Per chi manca di fantasia il tè lo prendi con lo zucchero, magari un goccio di latte (ma perché?!). 

Per chi abbonda di fantasia il tè è un concetto e te lo prendi quando hai voglia tu e come ne hai voglia tu, anche avessi voglia di farti un frullato di prosciutto e melone, se per te quello è il tè, allora quello è. E nessuno fiati.

È una questione di visione. Il tè è la pausa. La pausa per ogni idiozia ti venisse in mente perché ti serve per staccarti dalla realtà. Entri in una sorta di sospensione meditativa (che non è l’abbiocco) e ti concedi una fuga. Il tè è una filosofia che sottende ogni desiderio, perché i desideri prendono forma lì, nella sospensione del tè. 

Questa cosa che il tè lo devi consumare con un ospite è fuorviante. Non è una riunione di pettegolezzi e fiumi di lamentele che ci si butta addosso l’un l’altro, il tè è leggerezza. E se sei stanca dopo che hai fatto ‘sto meeting, che chiami tè con le amiche, è perché il tè non si prende così. Così si fa un aperitivo, con tanto alcool in programma, non un tè! È l’alcool che ti permette di sopravvivere alle miserie messe sul piatto (le tue e quelle non tue). Bisogna rendersi conto che non ci si può sommergere di miserie tutto il giorno e il tè ti permette di sottrarti per un po’ a quel flusso disumanizzante. Chiaro?

Quindi, ripetiamo tutti insieme: il tè è quello che pare a me, e nessuno fiati.

 

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(840) Nebbia

Cade in silenzio, copre tutto, ma non fa scomparire nulla. Sai che appena si alzerà tutto sarà ancora lì dove i tuoi occhi lo hanno lasciato. Può addirittura comparire qualcosa che prima non c’era o qualcosa che prima non ti era così evidente. In fin dei conti la nebbia è una possibilità che ci viene data per sorprenderci ancora del mondo. Che è lì, che non se ne va soltanto perché è stanco di noi. E credo che il mondo sia stanco di noi. Credo.

Una delle storie che per prima si è impossessata di me, quand’ero alle elementari, parla di un ragazzino che cammina nella nebbia. Non vede niente, non sa dov’è e non sa che direzione prendere. Si ferma e inizia ad ascoltare quelle goccioline sospese che lo stanno togliendo dalla vita che gli stava attorno poco prima, forse per dagli un attimo di pace. Quel ragazzino pensava e soppesava ogni pensiero, sostenuto da quel torpore misto a inquietudine. Perché quando non vedi cosa ti sta attorno non è che ti senti proprio benissimo. Poi passa, la nebbia si solleva e lui ritorna al mondo. 

Ci sono periodi nella vita di ognuno dove la nebbia cade, prima tutto chiaro e poi di botto il nulla, non ci vedi più. E l’inquietudine comincia a crescere e il torpore si intensifica. Non ti riesci a muovere e i pensieri sono più pesanti, ti schiacciano, perché in quel silenzio, in quella sospensione, in quel non essere del mondo, diventano l’unica presenza su cui fare affidamento: ti devi concentrare su te stesso su cosa senti e non su quello che vedi.

Poi passa, com’è arrivata la nebbia se ne va. Il mondo si rifà presente, le distrazioni ti portano di nuovo un po’ distante da te – che mica è una brutta cosa – e ricominci a muoverti. 

Bhé, tutto questo discorso va a parare qui: la nebbia, come la pioggia, non è per sempre. Arriva e se ne va. Non sai il perché o il percome, è lei che decide. L’unica certezza è che non scompare nulla. Il che può essere un bene o un male, dipende da come la sai prendere. Il dettaglio fondamentale? Sei tu che decidi di esserci o meno. La nebbia non c’entra un bel niente. Sappilo. 

 

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(40) Sospeso

Restare in sospeso: che rottura di palle!

Voglio che questa storia finisca ora. Non voglio stare qui ad aspettare che finisca, voglio proprio che finisca ora: non ci siano più cose vecchie in sospeso per me.

Non sto parlando di uno stato definitivo, quella è un’altra questione, sto parlando di sospensione, di quella condizione dove deve succedere qualcosa e questo qualcosa ha tempi giurassici.

Stai lì e sai che sta per accadere, ma il ponte che stai attraversando non finisce più… è lunghissimo.

Guardi giù: tutto bello sì, ma adesso avanzo. Guardi su: bellissimo il cielo da qui, ma ora andiamo avanti. Guardi dritto davanti a te e vedi che laggiù c’è la terraferma, ma… fai il passo e rimani lì.

In sospeso.

Verrebbe voglia di buttarsi giù in picchiata, sant’Iddio!

Andiamo avanti, dai!

b__

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