(252) Capolavoro

Per molti anni ho preso sul serio la fine del mondo. Nel senso che ogni volta che mi capitava qualcosa di spiacevole e doloroso io pensavo fosse destinato a durare per sempre e che la fine del mio mondo sarebbe sopraggiunta di lì a subito per stroncarmi definitivamente.

Mi sbagliavo.

Sopravvivere ai dolori è una stramberia perché ti passa piano piano la paura e diventi un po’ spavaldo e un po’ sborone. Quasi arrogante. Certamente supponente. Guardi chi si dichiara felice e privo di patemi con un certo distacco, come fosse un essere inferiore. Oppure il contrario: tutto il dolore che hai attraversato ti rimane addosso come una maledizione e muori un po’ ogni giorno, perché non vedi più niente se non quel buio che ti inghiotte.

Dove sono finita io? Ho vagato da un evento all’altro cercando di capire di cosa mi importava e di cosa potevo fare a meno, per molto molto molto tempo. Non mi sono persa, mi sono spesa, temo troppo. E quando sei esausto ti stacchi da tutto e vuoi solo dormire. Il distacco è la chiave.

Vedi un’altra piccola fine del tuo mondo, ma la distanza ti permette di non crogiolarti nel dolore o nella nostalgia. A distanza scorgi la rete intricata della tua ragnatela e ti sembra un capolavoro. Allora aspetti che la stanchezza passi perché sai che sarai di nuovo pronta a camminare. Non correre, no. Camminare.

 

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(54) Geroglifici

Tutto sta nel trovare il codice d’entrata e poi mettersi lì a tradurre tutto. Pezzo per pezzo, parola per parola. Non solo: azioni, pensieri non detti, incontri, addii, chiusure, apertura, inizi, fini. Ogni singolo dettaglio. Siamo esseri antichi, e questo è un fardello che dovremmo portare con più leggerezza perché è un valore aggiunto più che un peso.

Se lo prendi come esercizio quotidiano, prima o poi, vedrai quei segni indecifrabili che compongono la geografia della tua esistenza assumere un significato.

Non è detto che il significato ti piaccia. In realtà, non è tenuto a farti piacere. Lui se ne frega, è più forte di tutto, anche del tuo giudizio. Sicuramente più forte di ogni fraintendimento, tanto nonostante te al dunque ci arriva.

Questi geroglifici che ci sostengono come una ragnatela, noi siamo il ragno, sono affascinanti. Lo credo davvero. Sono segni che riconosci, anche se spesso lo neghi, e che alla fine hanno la meglio e ti incantano.

Ho spesso davanti a me questo papiro, dove i geroglifici, che ormai conosco perché me li rigiro dentro da molto molto tempo, mi parlano e mi spiegano e mi incantano.

Oggi ne vado fiera.

b__

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