(717) Uva

Quand’ero piccola, nel mio paese, il periodo della vendemmia era piuttosto movimentato. L’uva della vite di casa mia si limitava a due specie: l’uva bianca di Sant’Anna, la prima a maturare, e l’uva fragola nera. Io ovviamente preferivo l’uva cabernet del mio vicino di casa. Era piccola, con la buccia dura, ma era buonissima. Certo, mangiavo anche la mia, era buona pure quella, ma barattavo la mia con l’altra ben volentieri appena possibile.

L’uva del vicino è sempre più buona, si direbbe.

La questione è che, spesso, abbiamo cose buone eppure ne preferiamo delle altre. Non so il perché, non penso capiti solo a me, ma so che appena mi accorgo di esserci ricascata mi vien voglia di prendermi a sciabolate. E cresci una buona volta, Babs!

Sono certa di essere cambiata anche in questo, ma forse non abbastanza, ma il fatto è che l’uva è buona a prescindere e che ora, nel mio giardino, ho uva fragola bianca e uva fragola nera e ogni anno le mangio volentieri e con gratitudine. Ogni tanto però mi farei una scorpacciata con vagonate di uva spagnola. Eh, diciamo che ho gusti internazionali.

Ecco, la questione del gusto e delle preferenze mi tocca particolarmente perché per quanto mi riguarda sono cambiate parecchio da quando ero giovane e penso cambieranno ancora, eppure io sono sempre io. Per fortuna e purtroppo. Mi domando perché è un problema per le persone il fatto che abbiamo gusti diversi, non è assurdo? Ovvio che sono diversi, sarebbe da pazzi il contrario!

So di una persona – che ora mi sta leggendo di sicuro – che la pensa esattamente come me e dimostra ogni giorno con le sue scelte quanto avere dei gusti personali e viverli in toto senza paranoie, soltanto per essere felici, sia un gran bel modo di vivere. A volte per nulla semplice, ma ciò che si conquista con fatica viene trattenuto con le unghie e con i denti. Avrei voluto avere la stessa anima libera che ha lui quand’avevo la sua età, mi avrebbe evitato un sacco di paranoie. Ho dovuto vivere molto per rendermene conto, lui è nato già con questa consapevolezza e la sta utilizzando talmente bene che tra poco conquisterà il suo mondo e sarà un mondo bellissimo perché ci sarà lui dentro e non vedo l’ora che sia così.

Ecco, Capitano, non ti ho mai chiesto che uva preferisci, ma sono sicura che mi risponderesti: tutta quella che c’è. E so che avresti ragione, so che hai ragione e questo mi riempie il cuore di sollievo perché quando me lo dimenticherò di nuovo potrò sempre chiamarti per farmelo ricordare. Grazie Aldo 🙂

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(274) Minaccia

Capita, a volte, di sentire il mondo come una minaccia. Capita a tutti. Poi deve passare, però. Vivere in perenne stato di allerta perché il mondo è una minaccia continua ti porta ai matti. Devi farci i conti e trovare un accomodamento vivibile. Prepara un bel giaciglio per la tua ansia e portati appresso un fischietto, che in caso di necessità la chiami e lei arriva.

Per il resto del tempo: scordatela. L’ansia c’è e rimarrà con te per sempre, anche se pensi che lei se ne sia andata, non è così. Sta a riposo, ecco tutto.

Fondamentalmente tutto quello che esiste in questo mondo può essere fonte di ansia e può tramutarsi prima o poi in minaccia tangibile. Spesso letale. Eppure, nonostante tutto, si va avanti. Gestire la propria giornata piegati in due dalla minaccia che incombe sul nostro collo è ingiusto. Ci togliamo il respiro.

Nessuno di noi sa quanto tempo gli è dato da vivere (quasi nessuno) – neppure se abbiamo una condanna esplicita marchiata a fuoco addosso – può sempre accadere qualcosa, in qualsiasi momento e ovunque. Quindi: AMEN. Che sta a significare: non ci possiamo fare nulla. Nonostante le precauzioni, le paranoie, i salti mortali. NIENTE. Te ne vai esattamente quando è il tuo momento d’andartene (al diavolo o in paradiso non fa differenza).

Credo che l’unica minaccia davvero temibile sia quella di avere una mente che gioca al terrore con noi. Un bel respiro, quindi, e sempre avanti – senza perdere il fischietto (sia mai!).

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