(423) Juke-box

Monetina, scegli la canzone, pigia il tasto e… musica. E ti compravi così due/tre minuti di spensieratezza o di nostalgia o di quello che ti sembrava potesse farti stare bene, per un po’. 

Un gesto che facciamo tutti e che facciamo continuamente, anche se non ce ne rendiamo conto. Monetina, scelgo la canzone, pigio il tasto e… musica. E quando parte la musica tu stai lì per un po’ e ti immagini qualcosa, qualcuno, che c’era e non c’è più, o che non c’è mai stato e non ci sarà mai, o che potrebbe comparire all’improvviso per cambiarti la vita. Ci concediamo un sogno mentre dondoliamo la testa, mentre ciondoliamo il corpo seguendo un ritmo, una melodia che veste il nostro sentire/sentirci per un po’.

Credo che a nessuno dovrebbe essere tolto un sogno, mai, in nessun modo. Sarebbe come togliere le note da un pianoforte, togliere le ali ad una rondine. Non si fa, non si fa e basta.

So che spesso questi miei pensieri notturni si fanno confusi e tumultuosi, lo so, ma sono nati così e così voglio che rimangano, fissati dai pixel che di poco si allontanano dall’inchiostro che amo tanto. E se parlo di Juke-box e di sogni, di nostalgia e monetine e sentimenti, non è perché non so dove andare, ma perché dove vado ci sono tutte queste cose insieme e molte altre che non si fanno tradurre e prenderle troppo sul serio sarebbe da pazzi ma ignorarle ancora di più.

Nel mio Juke-box le monetine scendono con intenzione, la musica non è mai casuale e la nostalgia si mescola al resto come se non ci potesse essere nient’altro a sollevarmi dalla terra. Forse non sarà il miglior sistema per gestire i pensieri, ma è abbastanza per decorare a modo mio questa vita che semplice non è. Mai.

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