(1024) Inciampare

Possiamo inciampare su tutto e tutti. Io, per esempio, in questo sono una maestra. Scegli una cosa a caso, una cosa innocua, inutile, invisibile, io posso inciamparci. E, nove volte su dieci, farmi male.

No, no, sembra una cosa da nulla, invece è un vero talento. Appena capisco come farlo fruttare diventerò ricca e famosa. Mi basterebbe ricca, a dire il vero.

Lo faccio da sempre, inciampare su tutto intendo, e l’ho sempre dato per scontato, come fosse una cosa che appartiene all’intero Genere Umano, una delle conseguenze del vivere quotidiano che tocca chiunque, nessuno escluso. Ho scoperto, troppo tardi ovviamente, che non tutti sono così fortunati da inciampare spesso e senza pregiudizi di sorta. Ci vuole proprio un talento preciso.

Quello che ancora non mi è chiaro è come io sia sopravvissuta a questa pratica naturale fino a oggi così coriacemente e così inconsapevolmente. È addirittura più inspiegabile del talento stesso. Fatto sta che a volte sono inciampata in persone che han portato nella mia vita grosse sorprese (no, non necessariamente belle), altre in cose che mi hanno dato accesso a luoghi di conoscenza benefici e proficui (altre volte meno, ovvio), a volte sono inciampata in occasioni che sembravano opportunità, altre in opportunità che si sono rivelate solo stupide occasioni. Sono inciampata in sassi che non c’erano, gradini di mezzo centimetro, fili d’erba innocenti, buche apparse all’improvviso (queste sono ovunque, non si possono schivare tutte, ma io posso prenderle tutte).

Oggi sono inciampata su una frase che mi ha ispirato il pensiero da cui questo post è partito. Non odiatemi, è un talento naturale. Inconsapevole. Inutile. E se lo si ignora, innocuo.

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(373) Mentore

La fortuna più grande è poter incontrare sulla tua strada un Maestro. Siamo d’accordo, chiunque incontri ti può insegnare qualcosa, ma la Visione di un Maestro può salvarti la vita.

A me è successo.

Forse è successo perché lo desideravo più di ogni altra cosa al mondo, avevo bisogno di una luce che mi facesse indovinare un sentiero, un luogo aperto e sconfinato dove il vento ti si oppone solo quel tanto che serve per testare la tua capacità di essere – nonostante – e resistere – nonostante. Forse è successo perché c’era una sorta di consapevolezza in qualche cellula urlante del mio corpo che non mi faceva stare in pace. Forse è successo perché da sola non avrei potuto fare ed era scritto che l’avrei trovato e che avrei saputo riconoscerlo e seguirlo e magari raggiungerlo, anche solo per un sorriso e un grazie.

Il fatto è che da quell’incontro ho iniziato a mutare forma interiore e si sono fatti vivi bisogni che pensavo fossero solo bizzarri e ridicoli fastidi. Non lo erano. E non so se ringraziare o maledire il mio DNA, perché non è ancora finita.

La cosa certa è che quando incontri un Maestro e te lo sai dichiarare, quando lo sai far fermare e lo sai ascoltare e poi lui prosegue – senza di te – sei meno fragile anche se sei la stessa. Vale la pena patire, per ogni grano di conoscenza che raccogli.

Non ho mai abbandonato il mio Maestro, lo seguo senza occhi e senza passi, lo sento senza bisogno della sua voce. Eppure, quando ritorna presente e i suoi pensieri mi si poggiano davanti come gradini da salire, non ho mai dubbi, mai ripensamenti, mai scollamenti. Lui rimane il mio Maestro, io rimango grata debitrice. Non solo di una vita, ma di tutte quelle che a me sono state destinate. Ovunque, in ogni tempo.

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