(364) Vigilia

Lo stato d’animo che mi prende a ogni vigilia non ha niente di esaltante. Penso immeditamente a come sarà il dopo festeggiamento e a quanto vorrei avere già scollinato. Lo so, sono una guastafeste.

Penso che una cosa è bella se dura poco, forse perché mi stanco facilmente, quindi se ci fosse il modo di passare subito ai festeggiamenti senza attraversare la vigilia sarebbe perfetto. Viene benissimo quando me ne dimentico di brutto e al mattino appena sveglia qualcosa o qualcuno mi ricorda che è ora di festeggiare: l’entusiasmo mi sale a 1000 e sono pronta a fare bagordi. Carpe Diem.

In poche parole vorrei già essere a domani, quando festeggerò (penso proprio che lo farò da sola, ma che importa!) ben 1 anno dall’apertura di questo diario virtuale che ho chiamato *Giorni Così* appunto per non creare troppa aspettativa – so essere astuta se mi ci metto.

Di questo parlerò domani – accidenti! – oggi voglio dilungarmi ancora un po’ sul fatto che le vigilie, secondo me, siano state create apposta per rovinare la festa. Ti prepari a festeggiare, in poche parole ti scappa di festeggiare un po’ prima e così quando arriva la festa sei già stanco e ti prende la malinconia. Una cosa del genere può essere giustificata solo in caso di forzato Natale, dove la malinconia fa scempio di te già dal 1° dicembre e ti molla soltanto dopo la Befana quindi la vigilia è soltanto un pretesto per mangiare tortellini in brodo in vista dell’ingozzamento selvaggio del pranzo-merenda-cena-dopocena natalizio.

In tutti gli altri casi, la vigilia non è una buona idea. Mi propongo, pertanto, di ignorarla totalmente il prossimo anno, e se sarà proprio necessario fingerò di non accorgermi che il tempo passa veloce-lento-veloce-lento dribblando ogni mio tentativo di controllo e lasciandomi in balìa di me stessa e della mia idiosincrasia per le vigilie.

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Meno 4

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Meno 2

… 1

 

 

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(87) Scuse

Non so bene a chi le devo, queste scuse, ma ora ci penso. E’ brutto essere sempre quella che fa la bastian contraria. Natale è una di quelle cose che non riesco a digerire, porgo le mie scuse ma è così.

Non è che serve andare tanto a scavare nei miei traumi infantili, no, nei miei anni di bambina ho avuto sempre tanti doni e ho sempre avuto la mia famiglia e sempre i miei amici nel mio piccolo paesello con tanto di Santa Messa e Presepe e Albero di Natale e via discorrendo.

Lasciamo stare i traumi, veniamo alla constatazione dei fatti: detesto il Natale.

Va al di là della nascita del bambinello, della bontà da spargere sulla Terra, dell’eterna speranza nella Pace e nel risveglio delle coscienze. Il fatto stesso che esiste un giorno in cui tutto il mondo – MA NON TUTTO – si ferma per festeggiare il Natale mi disturba. Mi martella un nervo scoperto non so neppure dove e mi fa ritrarmi nel mio guscio.

Mi scuso. Con gli amici che devono sopportare questo mio malumore e con chi viene urtato dalla mia insofferenza. Non cambierò idea solo per sentirmi in pace con tutti voi, ma sappiate che mi piace sapervi affezionati a questa assurdità che è diventato il Natale. Sembrate quasi felici, un giorno soltanto o soltanto il tempo per un’abbuffata, questo non lo so, lo saprete voi.

Auguri!

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