(856) Panoramica

Stamattina pioggia di ghiaccio. Che è di per sé un fenomeno interessante, specialmente se ha potenza 9 e tu stai guidando al buio perché non è neppure l’alba. Dopo aver dormito sì e no due ore di filato e per il resto della notte aver pensato a tutto fuorché al fatto che avrei dovuto dormire. Un inizio spumeggiante.

Ora sto guardando il mondo fuori, mentre il mondo qui dentro in ufficio non è ancora arrivato. Sta per arrivare. 

Quello fuori si muove tra fari accesi e ombrelli che si muovono nascondendo misteriosi esseri dotati di gambe, sicuramente scarpe a prova di ghiaccio. Non come le mie che m’hanno fatto rischiare la spaccata tre volte in neppure 50 metri di percorso a piedi. Houston, abbiamo un problema.

Questo per dire che se inizia così non voglio neanche immaginare come andrà a finire. E tutto quello che può succedere nel mezzo. Il fatto che sia venerdì potrebbe giocarmi contro o pro, a seconda di come la vive il mondo che sta per arrivare. Perché sta per arrivare. E saranno saluti e sorrisi, questa è la parte migliore. Poi ci sarà la riunione della mattina, dove si dichiara la propria utilità agli altri e ci si augura buon lavoro reciprocamente (a volte con un certo malcelato sarcasmo, altre volte con serpeggiante speranza, altre ancora come ultimo desiderio del condannato a morte). 

Fuori non è più buio, è tutto bianco però. Il bianco si adagia qui e là e non puoi che pensare che è un colore che sta bene su tutto, anche se ingrassa un po’. Sto ascoltando James Bay e sto scrivendo, scrivo prima che il mondo arrivi e che mi attraversi, stasera sarò bella calpestata per avere ancora pensieri utili e stamattina non sento ancora la notte insonne pesarmi sul coppino, arriverà più tardi, nel bel mezzo del marasma, quando dovrei essere più concentrata e più agile. Intanto nevica fitto e sottile, sento il mondo arrivare.

Sta entrando. S’inizia davvero.

Buona giornata mondo.

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(476) Acchiappasogni

C’è una bella differenza tra i sogni che facevo da adolescente e quelli che faccio oggi, e questo non l’avevo proprio messo in conto. Pensavo che i sogni non avessero età, che tenessero botta nonostante il tempo, che se ne fregassero dei duri colpi del Destino… mi sbagliavo. La cosa più mortificante è vedere come si sono ridotti i miei sogni adolescenziali dopo quasi trent’anni di bastonate. Santiddio!

No, non sto dicendo che i miei sogni si dovevano realizzare, non l’ho mai pensato. I sogni – anche se tutti dicono il contrario – sono fatti per sognare e non per concretizzarsi. Nella realtà ogni sogno perde almeno il 50% dello splendore, non conviene mai portarli a terra. Anche perché i sogni quelli veri non sono fatti per camminare, quelli sono i desideri e lì è tutta un’altra storia. Sto parlando proprio dei sogni, quelli che sai che non si realizzeranno e quindi non ci pensi che si possano logorare con il tempo. Eppure… a forza di pensarli si consumano. Diventano sottili sottili, trasparenti, carta velina. Da non crederci ma è proprio così.

Mi trovo, quindi, nella situazione tristissima di dover sognare altri sogni, che siano luccicanti e che sappiano darmi gioia. Costruirmeli, pezzo per pezzo, nella mia mente non troppo agile ormai, è diventato faticoso da morire. Cioè, crearmi dei sogni nuovi sta diventando logorante almeno quanto struggersi per quelli che mi si stanno sciogliendo tra i neuroni esausti. E adesso?

L’acchiappasogni che è appeso alla testa del mio letto sa impigliare i sogni da buttare, quelli che valgono poco, che splendono poco, che durano poco. Fa un buon lavoro, non mi attacco alle patacche ed evito di perdere tempo, quindi gliene sono grata, ma non mi basta. Non mi basta vivere, non mi basta desiderare, non mi basta realizzare i desideri… ho bisogno di sognare.

Un sogno stupido e bellissimo, stupido e leggero, stupido e luccicante, stupido e senza senso, stupido e incoerente, stupido e colorato, stupido e ridicolo, stupido e romantico, stupido e… basta. Un sogno che non mi imponga di essere logica, coerente, sensibile, creativa, lungimirante, visionaria, intelligente e intelligente e ancora intelligente. No, voglio essere libera. Ecco: voglio un sogno che sia libero e che mi sappia portare con sé, anche solo per qualche minuto al giorno, come un vento del nord che ti congela il naso e le orecchie. Questo voglio.

Chissà come farò.

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(352) Fotografia

Catturi un istante e lui rimane lì per farsi ricordare. E si fa ricordare non con un’interpretazione del tuo sguardo o con una variazione sul tema, no: esattamente così come tu lo hai guardato, amato, e saputo congelare nella tua mente.

Ho mille istanti che avrei voluto fotografare della mia infanzia, ma non l’ho fatto e mi si sono congelati dentro e non mi permettono di lasciarli andare perché se lo facessero io li dimenticherei.

E la mia mente è stanca di questo carico, che è prezioso ma per niente leggero. Certe volte spero di dimenticare, altre ho paura di dimenticare e allora scrivo. Ma le parole – per quanto siano contenitore ed espansione e immersione e volo e chissà cos’altro ancora – non sono un’immagine pura, sono un piccolo mostriciattolo in movimento che può manomettere il ricordo e renderlo opaco o sfocato o distorto. Un incubo si può trasformare in sogno e un sogno in un’ossessione da incubo e tu comunque non sapresti più da che parte sta la verità.

In una fotografia la verità è lì davanti a te, immobile e pura. Tutto lì. Tutto quello che stavi vedendo e che hai voluto catturare sta lì di nuovo davanti a te, per tutte le volte che lo desideri ti ci puoi infilare dentro e trovarci un rifugio che ha il tuo sapore. Non servono parole, basta che la guardi ancora e ancora e ancora e ti si calma lo stomaco, si placa la chiacchiera della mente e il cuore un po’ rallenta e un po’ rincorre i suoi stessi battiti cercando di doppiarli, forse con una certa dose di dolore, ma di quelli diluiti, come acquerelli.

Non lo so il perché, ma così sembra meno crudele. Sembra solo un po’ meno crudele e, spesso, questo ci basta. Ci può bastare. Almeno per un po’.

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(343) Bonsai

Ne ho sempre voluto uno, non lo so perché, ma ne ho sempre voluto uno. Ora ce l’ho perché mi è stato regalato (un regalo con il cuore che è ancora più prezioso). Ho intenzione di trovare un nome a questo delizioso Ficus e tirarlo un po’ su di morale perché non se la passa benissimo (è stato salvato da mia sorella al Lidll).

Ovviamente sto studiando come ci si prende cura di un bonsai. Ovviamente.

Ho intenzione di mettere alla prova la mia capacità di ascolto, attenzione e accudimento con questo delizioso Essere Vivente, sperando di entrarci in sintonia e farlo diventare bello e forte.

Ovviamente non do per scontato che già io sia capace di farlo perché non l’ho mai fatto prima. Ovviamente.

Ho anche intenzione di dedicargli del tempo, e questo è un impegno che prendo per impedirmi di strafare focalizzandomi troppo sul lavoro. Quindi ho il sospetto che il mio nuovo amico mi aiuterà parecchio, dandomi respiri dove io solitamente non li vedo neppure. So che sarà così.

Ovviamente il suo arrivo mi ha già fatto capire una cosa piccola piccola: se vuoi davvero una cosa, a un certo punto quella cosa arriverà nella tua vita. A quel punto è tuo dovere prendertene carico e dimostrare la tua gratitudine per un desiderio che si è concretizzato. Non importa quale sia l’oggetto del tuo desiderio: se arriva a te, ringrazia. Se arriva a te, impegnati. Se arriva a te, aspettati belle cose perché un desiderio tira l’altro e la gratitudine dà una gran spinta a tutto.

Grazie sorellina (L.O.V.E.)

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(163) Acchiappare

Bisogna avere buoni riflessi e agire rapidi. Bisogna stare attenti, mantenere i sensi allertati per far scattare l’acchiappo. Un bel talento, direi.

Solitamente difetto in fatto di propensione all’acchiappo, più che altro per via del mio essere molto selettiva – e con il tempo sempre di più. Potrei anche definirmi pigra. Massì.

Eppure, se qui dovessi fare una lista dei miei acchiappi ci metterei un bel po’. Così a mente fredda ricordo almeno una quarantina di buoni acchiappi che mi hanno permesso di vivere esperienze davvero indimenticabili (nel senso positivo).

Altri acchiappi sono stati inutili, fuorvianti, addirittura dannosi. A causa di questi, credo, la mia propensione all’acchiappo ha subito una decisa battuta d’arresto per lunghi periodi. M’ero persa d’animo, diciamo.

Ho, comunque, acchiappato occasioni importanti negli ultimi anni, ma con un atteggiamento mentale cinico, il che rovina del tutto l’atmosfera. Ecco, se potessi esprimere un desiderio interessante sarebbe quello di ricominciare a provare quel brivido dell’acchiappo che ti fa capire che ci sei e che ne vale la pena.

Mi domando da dove iniziare: prima smantello il cinismo o stacco la modalità selezione severa?

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(63) Intenzione

Non riuscirò mai ad accettare che la mera intenzione non è sufficiente a far funzionare le cose. Perché nell’intenzione uno ci mette l’Anima. L’intenzione è il desiderio espresso in parole creatrici. Eppure Non Basta.

Ci sono le correnti in mezzo. Quelle fredde, quelle calde, quelle contrarie, quelle a favore, quelle che non perdonano.

L’intenzione non può bastare, mi ripete tutto quello che mi ruota attorno. Senza, però, darmi un’alternativa più efficace.

Allora, io ancora e ostinatamente mi aggrappo all’intenzione. La mia.

b__

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