(810) Taglio

Dare un taglio si può. Pensa te… una vita per capire questa regola salvavita, questa quisquiglia, questa piccola idiozia. Una vita. Meglio tardi che mai, si dice no? Ecco, io sempre tardi. Sempre. Tardi.

Vabbé, se considero il fatto da niente che prima di dare un taglio ai capelli devo farmi mesi di training autogeno non è che mi posso stupire della mia incapacità di valutare quest’azione per tutto il resto che mi concerne. Non è proprio segnato nel mio DNA, si tratta di una dimenticanza al momento del concepimento. Rimarchevole n’evvero? Eh.

Quindi la notizia di questi giorni è che ne sono capace pure io. So dare un taglio. E questa è una rivelazione di un certo tenore, specialmente perché mi consideravo una causa persa (in tutto e per tutto), invece sembra non sia così.

In poche parole, anch’io mi posso rompere le palle di una situazione/cosa/persona, anch’io posso decidere che non mi interessa più, anch’io posso pensare che – nonostante tutto e tutti – è mio diritto darci un taglio. Netto, definitivo. Yes I can. Mica poco, no?

Come ci sono arrivata? Semplice, per sfinimento. Perché è l’unico modo che mi permette di bypassare i contraccolpi dei sensi di colpa e fottermene. Perché quando è troppo è troppo e bla bla bla. Lo so, lo so, ma una cosa è sapere e un’altra è mettere in atto, pertanto: è arrivato il momento di passare all’azione.

Sto cercando un’ascia, una di quelle che sanno avere la meglio sui tronchi più coriacei. Ecco, si tratterà di un leggero disboscamento dei terreni che mi circondano, forse non sarà indolore (cosa lo è d’altro canto?), ma me ne farò una ragione.

Fare spazio, questa è la priorità.

Pronti, attenti… via!

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(310) Link

Il nostro cervello procede per collegamenti. Da A a B e via discorrendo. Se un passaggio salta ci facciamo una domanda fondamentale: tutto bene? Ecco, chi non se la fa pecca di distrazione e potrebbe costargli caro.

Procediamo così, di link in link, e si potrebbe anche dire di causa in effetto, perché è così che il gioco funziona. Faccio o dico una cosa e ci saranno le conseguenze del caso (prevedibili e anche no). Se pensiamo che gli eventi non abbiano cause e non producano effetti siamo decisamente idioti.

Ora: basterebbero questi due accorgimenti da nulla a salvarci la pelle, il più delle volte. Non una mente geniale, una mente semplice che sa andare da A a B e che sa che quello che è non può che essere una risultanza di quel che è stato sa salvarsi la pelle.

Procedere di link in link ci permette di esplorare, di allenare la logica e di azzardare grammi sparsi di felicità ogni tanto.

Noi pensiamo, però, che ignorando i link le cose non ci toccheranno. Ovviamente sbagliamo, ovviamente in una recondita parte del nostro cervello ne siamo coscienti, ovviamente preferiamo il lento suicidio.

Per quanto io mi sforzi non riesco a trovarci del buono in questo. Eh.

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(184) Aridità

Mi ha sempre sconvolto trovarmi di fronte all’aridità dell’anima di certa gente. Il loro vietarsi di sentire se non attraverso il proprio interesse è disumano. Non c’è un altro modo per dirlo: disumano.

Mi posso pure domandare l’origine e quindi la causa di tale aridità, ma alla fine non servirebbe a sanare questo enorme vuoto di umanità. Sapere i perché non ti mette al riparo dalle conseguenze che le azioni disumane ti rovesciano addosso.

Penso spesso alla legge del taglione, a quel “occhio per occhio, dente per dente” che forse è l’unico modo per far capire a chi è privo d’umanità che il dolore (quello che non è problema loro) se lo provi diventa reale e molto tuo. A volte vorrei che questa gente mostruosa provasse esattamente quel dolore che loro stessi provocano con le proprie azioni e le proprie parole intrise d’odio, per risvegliarsi dall’abbruttimento in cui sono precipitati, chissà come e chissà quando.

No, non a volte. Sempre più spesso glielo auguro. E sì: mi sto abbruttendo pure io.

 

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