(1055) Verificare

Se andiamo sulla fiducia non ci facciamo un buon servizio. Bisognerebbe riuscire a verificare ogni dettaglio che ci riguardi – sia da vicino che da lontano – e accertarci che le cose siano esattamente così come sembrano. O almeno che non siano tutta un’altra cosa. Il più delle volte non ci prendiamo la briga neppure di fare una domanda in più per essere sicuri che chi abbiamo di fronte non ci stia mentendo. Fare domande è una cosa seria, devi essere pronto a ricevere anche la risposta che non ti aspetti. Devi essere dotato di una certa tempra.

E così nascondiamo la testa sotto la sabbia e il culo ci rimane fuori, e come ben possiamo immaginare è proprio un attimo.

La cosa più ovvia è quella di tenere allertato il nostro senso critico almeno quando viaggiamo in internet o guardiamo la televisione o leggiamo i giornali. Almeno quello. Ma non lo facciamo. Ci affidiamo al primo idiotone che arriva sparando una castronata e partiamo per la tangente. Questo perché ci piace indignarci alla cazzo. Così come viene.

La cosa meno ovvia è quella di saper guardare in faccia la realtà che ci accade sotto il naso, a nostra insaputa. Non perché siano tutti più furbi di noi – dei fantomatici Houdini et simili – ma semplicemente perché non vogliamo vedere e sentire. Andiamo in crisi. Abbiamo paura della verità. Abbiamo paura di affrontare le cose fastidiose, scomode, dolorose e pur di non tirare fuori i pugni e metterci in guardia ci facciamo prendere a bastonate la dignità.

E poi, se proprio proprio non ne possiamo più, quando non sappiamo più dove girarci pur di poter continuare a ignorare la realtà crudele, allora caschiamo dalle nuvole e piangiamo tutte le nostre lacrime. Sceneggiate da soap opera brasiliane che non passano mai di moda.

Verificare se è davvero così come pensiamo che sia è sintomo di intelligenza. Io non disdegnerei questa qualità, l’intelligenza intendo, non è che soltanto perché in giro ce n’è poca è passata di moda. È diventata più preziosa che mai, invece.

Sveglia!

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(306) Commento

Tutti hanno sempre qualcosa da dire. Sempre e ovunque. Sul web e nella realtà quotidiana, tutti lì sempre a commentare qualsiasi cosa. Anche se non se ne sa niente di preciso, anche se non ci riguarda, anche se quello che vogliamo dire può offendere e ferire qualcuno.

Chissenefrega, io lo dico, è un mio diritto, questa è ancora una democrazia o no?

Ecco: per te che la pensi così vorrei rispondere NO. Perché non voglio leggere o ascoltare i tuoi commenti, assorbire il tuo veleno, cibarmi dei tuoi nonsense e pensare a quanto tu sia idiota. No, stai zitto. Zitto. La democrazia è un’altra cosa: è costruzione e non distruzione.

Al di là di questo, mi sono trovata mille volte provocata (in positivo e in negativo) da post su facebook o altrove dove mi scappava proprio di dire la mia. Eppure, ho saputo frenare l’impulso, rifletterci meglio per qualche secondo, prendermi un paio di bei respiri profondi e… rinunciarci.

Perché? Perché, in fin dei conti, del mio commento il mondo non se ne fa nulla. A chi potrebbe fregare di quello che penso degli spaghetti aglio-olio-peperoncino? O dell’accoppiamento delle ranocchie brasiliane dalla pancia nera?

Lo so io: N-E-S-S-U-N-O. Ed è sacrosanto che sia così. Chiudere la bocca per evitare di sparare idiozie o cose del tutto inutili e pure fastidiose è difficile, ma è necessario. Vitale!

Quello che poi resta di noi è soltanto l’opinione volatile di un istante, perché cambiamo spesso idea e perché la coerenza non sappiamo neppure dove sta di casa, è un dato di fatto. Quindi, in alto il pudore e teniamo il becco chiuso (almeno quando non sappiamo di cosa diavolo si stia parlando).

Share
   Invia l'articolo in formato PDF