(503) Incanto

Non lo so se l’incanto – quello puro – sia cosa possibile soltanto quando si è bambini (o comunque molto giovani). Non lo so se la purezza del cuore influisce sulla purezza dell’incanto, ma forse è proprio così. So che per riportarmi a quell’incanto devo dimenticarmi di chi sono e del tempo che ho trascorso vivendo, e solo in quei frammenti di perdita totale di me stessa posso rivivere l’incanto. Non capita spesso, ma capita. Non capita facilmente, ma capita. Non capita per caso, ma capita. Il fatto che capiti mi permette di credere che capiterà ancora. Finché capita posso sollevarmi dal peso degli anni e sentirmi meno lontana da quella me bambina che sapeva volare incontro all’incanto appena le era possibile e senza paura.

Se raccontassi di quella volta che rimasi catturata per la primissima volta dall’incanto e trasportata in alto fino a toccare la felicità assoluta, consumerei una trentina di pagine. Molto probabilmente perché quell’incanto mi fu spazzato via troppo in fretta e ancora ne provo una nostalgia struggente. 

Chissà quali altri incanti ho attraversato e poi dimenticato, mi piacerebbe ricordarli tutti e infilarli come perle uno dopo l’altro per tenerli in ordine e contarli come avemarie, quando la fiducia nel presente vacilla e ho bisogno di un appiglio.

Un’altra cosa mi dispiace riguardo agli incanti: non si ripetono mai. Non ce n’è uno uguale all’altro, sono tutti unici. Non puoi prevedere quando succederà un nuovo incanto, o da che cosa sarà motivato. Non puoi e basta. E quello proprio bello, quello che vorresti rivivere, una volta andato è andato. Puoi solo fartene una ragione ripercorrendolo caramente con la memoria.

Con gli incanti va così, devi solo allenarti all’affidamento. Devi dare per scontato che accadrà e che la sorpresa gli darà la spinta giusta per lasciarti lì sospesa. E fluttuerai come una bolla di sapone. E finirai con appoggiarti qua o là e scoppierai precipitando al suolo. E ti ricorderai che il sapone è scivoloso solo dopo che il tuo passo avrà decretato l’atterraggio doloroso del tuo deretano. 

Ma ne vale la pena. Per un incanto, questo e altro.

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