(91) Orizzonte

Tenere lo sguardo a terra è cosa saggia perché se appoggi il passo su un terreno sdrucciolevole, una buca, un ostacolo, finisci a terra che manco te ne accorgi. Ho guardato molto la terra su cui poggiavo i piedi, non mi sono evitata scivoloni, ma sono caduta sempre a metà, preparata un nanosecondo prima grazie al mio guardare.

Se, però, lo sguardo non s’alza mai da terra per rivolgersi a ciò che ti circonda rischi di sbattere ovunque e di farti molto male (oltre ad assicurarti un torcicollo cronico, che non è una cosa bella). Ho sbattuto spesso contro persone e cose che mi hanno fatto male e ho imparato a prestare attenzione a quello che mi sta attorno e a farne i conti.

(guardati attorno, guardati dentro e guarda la terra su cui poggi il passo – un lavoro a tempo pieno che può diventare snervante, lo ammetto)

I momenti più belli in assoluto li ho vissuti quando ho osato spingere il mio sguardo all’orizzonte. Momenti di silenzio in solitudine pressocché perfetta. Credo che quel punto preciso, l’orizzonte, sia l’incontro di ciò che hai dentro, ciò che hai attorno, ciò che hai sotto i piedi e (meraviglia) ciò che hai sopra la testa. E cosa ancora migliore: guardi al tuo cammino con uno scopo, è là che vuoi arrivare.

L’orizzonte è così. Si muove come io mi muovo, per motivarmi a proseguire perché la strada da fare è tanta, molto di più di quello che tu puoi pensare. Si ferma se io mi fermo, per assicurarmi che una meta c’è e mi aspetta. L’orizzonte non scompare neppure quando sei chiuso in una cella (reale o virtuale che sia) perché rimane impresso nella retina e se chiudi gli occhi si ricompone a tuo piacimento. Senza perdere il senso, senza perdere lucentezza.

Il mio orizzonte è così, il mio come quello di tutti. Solo che non tutti se ne accorgono e pensano che spingere lo sguardo all’orizzonte sia cosa da sognatori. Si sbagliano di grosso, è cosa di tutti quelli che amano camminare la propria vita.

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