(22) Impegno

Non faccio fatica a prendere impegni. Non lo faccio a cuor leggero perché un impegno comporta il doverlo mantenere e io, cascasse il mondo, do tutta me stessa per stare alla parola data. Non credo di aver mai preso un impegno e aver mancato di portarlo a termine per cause imputabili a me. Semplicemente perché non me lo perdonerei.

Ci ho rimesso spesso, direi 90 volte su 100. Non lo sai come può andare finché non arrivi alla fine e valuti se ne valeva la pena oppure no.

Succede di frequente che le persone con me abbiano paura a prendersi un impegno. In tutti i sensi: sul lavoro e nella vita privata. Non ho ancora capito il perché, ma alla fine capirne i motivi non significa cambiare le cose. Neppure cambiare me e la mia posizione.

Impegnarsi non è solo un carico che ti prendi, significa anche ardore, assiduità, dedizione, diligenza, fervore, passione. Le ho tutte. Non mi pesano, sono anzi una benedizione. Un impegno è una promessa principalmente a te stesso: ok, ci sono, ce la posso fare.

Poi, mentre ti stai impegnando può succedere qualcosa e ti viene voglia di mollare, ma tu vai avanti ancora un po’. Datti una fine, ma non mollare le cose a metà solo perché ti sei rotto le scatole. Arriva a una prima meta. Metti il punto nel punto giusto. Dopo molla. Dopo. Non prima, dopo.

Certo, col tempo ho imparato a scegliere meglio, mi impegno in quello in cui credo, con le persone che ritengo se lo meritino veramente (poco tempo e troppo vecchia per affidarmi al caos dell’Universo Umano).

Sì, mi sbaglio ancora, altroché, però non mi tiro indietro quando mi viene chiesto di fare un passo avanti.

Il rischio me lo prendo, la soddisfazione per avercela fatta è più grande.

Sempre.

b__

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