(328) Finestra

Mi piace affacciarmi alla finestra, anzi: alle finestre. Mi piace l’aria che respiro appena apro una finestra, fosse anche al piano terra, perché è diversa. Come se non fosse mia, la sto rubando all’esterno e ha un sapore migliore.

Mi rendo conto che certe assurdità una volta che le scrivi risultano vere e proprie idiozie, ma la cosa non mi spaventa quindi procedo.

L’aria che ho respirato ieri dal settimo piano sapeva di viaggio. Il vento era forte, come a volermi spingere via. Avessi avuto le ali mi sarei buttata. Ho questa natura ballerina io: dentro a una stanza posso volare, ma una volta fuori non mi volto, procedo dritta fino all’orizzonte. E poi faccio fatica a rientrare. Eppure dentro sto bene, so costruirmi un buon nido in cui vivermi, ma non riesco a smettere di guardare il mondo dalla mia finestra struggendomi di nostalgia.

Mi ripeto che va bene così, che non è per sempre, che ogni cosa ha un suo peso e un suo valore e che non si può avere tutto in contemporanea. Mi convinto anche, mai del tutto però. Resto ipnotizzata alla finestra, il vento vorrebbe spingermi oltre eppure so resistergli. Eppure la cosa non mi fa stare bene. Eppure quel vento, quel-vento, è un respiro che quando manca… manca e basta.

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(264) Ritrovare

Quando ritrovi un oggetto che temevi sparito per sempre è una gioia. Quando ritrovi una persona a cui tenevi molto e pensavi che il tempo ormai avesse cancellato le tracce del legame d’amicizia è proprio felicità. Capita raramente, a me è capitato un paio di volte. Oggi la seconda.

Non è vero che scrivo solo quando sono misera e infelice, voglio scrivere anche quando sto proprio bene. Infatti sono qui per condividere questo piccolo miracolo che oggi mi è accaduto.

Non è stato un caso fortuito, l’ho cercata io e lei si è fatta trovare. Come se non fosse trascorso neppure un mese, anche se in realtà si tratta di anni, molti anni. Lei sempre la persona cristallina e autentica che amavo, questo è il vero miracolo in realtà. La sua capacità di rimanere fedele a se stessa, riconoscibile a occhi chiusi, così bella.

In quest’ultima settimana dove son volate cose pesanti, oggi è stato come se mi avessero ridato le ali. Ho intenzione di tenermele strette, queste ali, si affronta meglio il cammino quando puoi sollevarti un po’ e dare pace ai piedi.

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(82) Rompicapo

Lo sono stata per molti, lo sono stata per me stessa per molto tempo. Non sapevo come prendermi in mano, non sapevo come perché non sapevo cosa e quanto ero. Nel bene e nel male. Nel male e nel bene. Intera (o quasi). Non lo sei mai, intera, finché non arrivi alla fine.

Stasera l’incontro con la scrittura, per parlarne e per capirne di più assieme a quelli che chiamo miei allievi, ma che non lo sono davvero. Né miei, né allievi. Sono persone con cui faccio un pezzetto di strada, alla fine siamo pari. Loro sono allievi miei quanto io sono loro allieva. Equilibrio perfetto.

Dicevo che stasera, come ogni sera di scrittura condivisa, mi sono ritrovata a scoprirmi (di nuovo e ancora) molto più semplice di quel che mi penso di solito. Pecco sicuramente di presunzione, di solito. Non sono un rompicapo, mi penso un rompicapo, ma non lo sono. Sono, in verità, molto semplice.

Ho un inizio, ho una fine e in mezzo c’è la storia. Può essere un po’ intrecciata strana, questo sì, ma non è una trama così barocca né così preziosa. E’ un motivo piuttosto semplice, piuttosto lineare. Chi non se ne accorge è perché mi guarda da troppo lontano. Non mi sto lamentando di questo, no, va bene così, avere tutti vicino mi farebbe dare di matto (sono pur sempre un’introversa convinta, ricordiamocelo) sto soltanto valutando il fatto che non sono complessa come di solito mi penso. Sono più presuntuosa di quello che mi penso, invece. Ali basse, Babsie.

E un bel sospiro di sollievo, anche.

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