(114) Altalena

Non mi sono mai piaciute le altalene. Certo, puoi andare in alto se ti spingi per bene, ma non ti muovi veramente, rimani nello stesso punto per sempre (finché scendi, ovviamente).

Mi è sempre piaciuto invece andare veloce: con la bicicletta, con i pattini, anche correndo (finché le mie gambe hanno deciso che ne avevano abbastanza e me la stanno ancora facendo pagare).

Nei primi anni da patentata avevo una Abarth A 112, di ottava mano (credo), che andava come un fulmine e ho rischiato parecchio in più di un’occasione. Non lo dico per vantarmi, ma ero giovane e incosciente. Ora guido con più cautela, mi diverto di meno, ma tengo di più alla mia pelle e a quella degli altri (si chiama: crescere).

Dico tutto questo non so bene il perché, pensavo fosse una questione di altalena (dei sentimenti), ma se sto andando fuori tema è evidente che mi premeva dire altro. Non ho capito ancora cosa sia questo “altro”. Non sempre quando mi metto qui a scrivere so dove sto andando a parare. Diversamente da quando mi metto a raccontare una storia, lì so dall’inizio dove voglio andare a parare.

Concluderò affermando che: andare su e giù in altalena non mi piace neppure adesso, preferisco spostarmi nello spazio. Se succede velocemente, spesso è meglio. Non tutti i viaggi meritano lentezza. 

Ora, se non vi dispiace, fatemi scendere dall’altalena che ho la nausea.

Grazie.

 

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