(271) Follia

A un certo punto diventi grande e pensi: adesso posso fare quello che voglio e nessuno si permetterà più di mettersi tra me e la mia vita. Questo pensiero meraviglioso (lo è davvero, ironia a parte) sarebbe l’inizio di una bella storia se fossimo abbastanza saggi da gestircelo. Non lo siamo. Forse, se siamo fortunati, lo saremo. Quando ci ritroveremo più vecchi, vecchi abbastanza da aver capito che fare quello che vuoi – quando quello che vuoi muta forma e significato ogni tre secondi – è come rimbalzare tra un ostacolo e l’altro sugli autoscontri.

Odio gli autoscontri, mai capito chi ci va matto, ma adoro guidare l’auto. Non mi piace sbattere contro qualcosa, mi piace guidare senza andarmi a cercare il colpo della strega – che quando lo cerchi arriva sempre puntuale.

Le righe sopra non sono scritte a casaccio, prendiamole come una metafora: guidare alla cavolo perché ti diverte lo fai se sei al Luna Park e basta. E basta. Pensare che possiamo andare alla cavolo mentre conduciamo la nostra vita di qua e di là a seconda del nostro umorale volere è per lo meno folle.

Se trovi un certo equilibrio nella gestione del tuo umore e del tuo volere, scopri anche che volere quello che va bene per te è come fare 6 al SuperEnalotto: pressocché impossibile. Eppure, soltanto quella cosa che davvero va bene per te vale la pena dello struggimento che il volere senza ancora l’ottenere si porta appresso.

Cosa voglio dire con tutto questo? Bah! Forse soltanto che siamo tutti folli e che i Cappellai Matti sono gli unici a vederci chiaro. Pertanto quando ne trovi uno, uno vero, ascoltalo attentamente.

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