(384) Welcome

Il benvenuto lo si dà a chi vediamo con piacere, si tratti di persona conosciuta o meno. Una forma di accoglienza che riempie di calore e crea un ambiente invitante, ti senti tra amici. Mi è capitato spessissimo di non riceverlo, ho capito immediatamente che in quel luogo, in quella situazione, con quelle persone, non ci dovevo proprio stare e ogni volta è stata un’agonia.

Le regole della buona educazione, ovviamente, servono a chi non usa la propria sensibilità a favore degli altri bensì la tiene rivolta unicamente a se stesso. Sarebbe bello poter rifarsi ancora a quelle regole che la nonna ci ha insegnato e che anche se facevi fatica a rispettare, per lo meno, ti rendevano un bambino piacevole da frequentare. Belli anche gli scapellotti che ti mollava tuo padre quando te ne fregavi delle regole e facevi lo zoticone. Sono cose che ti segnano e che ti si rendono utili per sempre.

Il benvenuto non è soltanto una questione di sorriso e di voce che ti invita a entrare, è una deliziosa trafila di dettagli capaci di creare quell’atmosfera distesa che ti supporta mentre offri la parte migliore di te stesso ai tuoi ospiti. Per qualcuno è una cosa innata, è un’energia che sanno maneggiare perfettamente perché hanno un cuore gentile e accogliente, hanno una sincera predisposizione nei confronti degli Esseri Umani e della Vita in generale, sono persone con una marcia in più – senza dubbio.

Io sono stata fortunata, le regole del benvenuto le ho imparate in famiglia. Le ho imparate a suon di sgridate, perché non mi venivano sempre naturali. Le ho imparate perché capivo che erano giuste, che era così che ci si doveva comportare. Le ho fatte mie non perché io sia particolarmente gentile, o dotata, ma soltanto educata. Educata, sì.

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